Il Karate-Dō (空手道 lett. "via della mano vuota") è tra le la più efficaci e antiche arti marziali di difesa.
Esso sviluppa in chi lo pratica delle caratteristiche importanti: la coordinazione, l’equilibrio, il ritmo, ma anche la percezione del corpo nello spazio, le capacità di apprendimento e l’autostima.
L’attività fisica prevista dal karate coinvolge ogni parte del corpo, inducendo perciò uno sviluppo armonioso del corpo stesso: l’obiettivo, infatti, è quello di rafforzare i muscoli in un’ottica globale e di prevenire, tra le altre cose, la tendenza verso cattive abitudini posturali.
I bambini che iniziano lo studio del karate diventano con il tempo anche più sicuri di sé, più coscienti delle loro capacità fisiche e psicologiche, più forti: questo percorso non solo li sostiene nel loro sviluppo corporeo, ma forgia il loro animo e la loro personalità, rendendoli equilibrati, dinamici, resilienti. Il karate, infatti, non finisce quando i piccoli allievi lasciano il dojo, ma accompagna la loro crescita anche nella vita quotidiana.
I corsi di karate sono divisi per età e grado, ma è fondamentale ricordare che è possibile iniziare in qualunque momento: anche per gli adulti, infatti, sono evidenti i benefici del karate, sul corpo e sulla mente.
Come afferma il Maestro Hiroshi Shirai, infatti, “l’uomo del Karate vive il suo cammino di vita con forza e serenità, così come un albero di prugno: modesto, ma molto forte fin nelle sue più profonde radici.”
Fu proprio Shirai, allievo dei maestri Nakayama, Nishiyama e Kase (JKA), a portare il karate in Italia nel 1965.
Stabilitosi a Milano, fondò la AIK (Associazione Italiana Karate) nel 1966, divenuta successivamente FIKTA (Federazione Italiana Karate Tradizionale e discipline Affini) nel 1989. Nel 2011 gli venne conferita una delle più alte onorificenze concesse dal Ministro degli Affari Esteri nipponico e, nello stesso anno, gli fu conferito il titolo di X Dan.
Le origini più antiche del karate, prima della sua diffusione in Italia, sono legate invece all’isola giapponese di Okinawa. Il Karate si sviluppò principalmente nelle due più importanti città di Okinawa: Naha e Shuri.
Per il suo spirito, vincere o morire (che è tipico delle arti marziali giapponesi) ed a causa della terribile efficacia delle sue tecniche, l'insegnamento del Karate fu per lungo tempo tenuto segreto. Soltanto dopo la restaurazione moderna del Giappone, le scuole di Okinawa incorporarono il Karate nell'istruzione fisica.
Gichin Funakoshi è conosciuto come il padre fondatore del Karate Shotokan “Vento dei pini” e fu allievo dei Maestri Asato e Itosu.
Nel 1922 il Ministro dell'Educazione Nazionale visitò Okinawa; in tale occasione fu organizzata una dimostrazione in cui Funakoshi rivelò i suoi kata: da quel momento il Karate si diffuse in tutto il Giappone e, pochi anni dopo, in tutto il mondo.
Metodologie
La metodologia didattica del karate si divide in tre parti: Kihon, Kata e Kumitè.
Kihon
Il kihon è lo studio formale delle tecniche fondamentali di difesa, di attacco e degli spostamenti. Le tecniche possono essere singole o messe insieme in una combinazione e rappresentano la simulazione di un combattimento contro uno o più avversari. L'allievo, attraverso la pratica del kihon, impara ad usare correttamente il proprio corpo, a respirare in modo corretto, a gestire la propria energia.
Kata
Il kata o forma è un combattimento figurato, ovvero l'esecuzione, in una sequenza prestabilita, di una serie di tecniche, parate, contrattacchi, spostamenti. Tutto è scandito da precisi tempi di esecuzione, velocità, direzioni, respirazione, ordine, coordinazione, gestualità e ritmo. Ogni kata nasconde un "patrimonio tecnico" enorme: ecco il motivo per cui il suo studio è essenziale per apprendere appieno quest'arte marziale e per progredire nella ricerca della "Via".
Kumite
Il Kumite, ovvero il combattimento, rappresenta il momento in cui avviene l'applicazione pratica delle tecniche apprese. Si basa sui Principi Sen, ed è un'opportunità per confrontarsi con sé stessi e con un avversario. Il Kumite rappresenta un valido strumento per imparare a gestire le proprie emozioni, per controllare eventuali tensioni ed ansie da prestazione. Il combattimento rappresenta un efficace mezzo di verifica della propria adattabilità alle varie situazioni.
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